Il caso sottoposto al giudizio della Corte Edu trae origine dai ricorsi presentati contro la Russia da parte di alcuni cittadini che, durante la loro detenzione, hanno lamentato di essere stati reclusi in gabbie metalliche in occasione della loro partecipazione ai vari giudizi penali, civili e amministrativi. La Corte, richiamandosi a quanto già affermato in alcune cause precedenti, ha ribadito come l’utilizzo di gabbie metalliche nell’ambito dei processi penali costituisca un affronto alla dignità umana e che, in quanto tale, sia configurabile come trattamento degradante vietato dall’art. 3 della Convenzione. Nel caso di specie, non solo i detenuti erano stati rinchiusi all’interno di gabbie metalliche ma tale pratica era stata utilizzata nei loro confronti anche nell’ambito di procedimenti civili e amministrativi. Tenuto conto della sua giurisprudenza in materia, la Corte ha dunque ritenuto che il trattamento praticato nei confronti dei ricorrenti possa essere qualificato come degradante ai sensi dell’art. 3 della Convenzione e per questo illegittimo.
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