Non contravviene ai principi fissati dalla CEDU la decisione francese di vietare il velo integrale.
Secondo i giudici di Strasburgo, ciascun Paese può legittimamente adottare una legge che vieta alle donne la totale copertura del volto.
Innanzitutto, il burqa e il niqab non sono imposti dal Corano (il quale consiglia semplicemente di coprire il capo), ma dalla tradizione culturale di una parte del popolo islamico: non indossarli, per tanto, non significa disattendere un precetto religioso.
Ne consegue che un tale divieto imposto dall’ordinamento giuridico non può considerarsi lesivo della libertà religiosa: si può credere nei precetti islamici anche senza indossare capi che coprono l’intero corpo rendendo le donne irriconoscibili;
Inoltre, esistono valori supremi inerenti la persona che non possono essere sacrificati da alcuni orientamenti fondamentalisti: il riferimento è alla dignità della persona, alla sua valorizzazione nella società, alla parità tra uomo e donna, alla convivenza armoniosa tra cittadini.
Il volto dell’individuo deve poter restare scoperto, non solo per ragioni di sicurezza pubblica, ma anche e soprattutto per consentire alla donna di interagire con la società e non dover restare nascosta. Testualmente: “La barriera eretta contro gli altri da un velo che nasconde il volto potrebbe minare la nozione del vivere insieme”.