La Cassazione con la recente pronuncia è tornata sul difficile bilanciamento tra diritto all’anonimato di madre biologica e il diritto del figlio a costruirsi la propria identità personale tramite la conoscenza delle proprie origini biologiche. L’ulteriore esame preposto alla Corte è sul diritto all’anonimato post mortem ovvero nel periodo in cui non è più possibile accertare una effettiva volontà della madre. La Corte ha stabilito che fino a quando la madre naturale è in vita, il suo diritto all’anonimato di cui la stessa si è avvalsa al momento del parto deve essere massimamente tutelato, a meno che sia la stessa donna con la propria inequivocabile condotta ad aver manifestato la volontà di revocare nei fatti la scelta, a suo tempo presa. Nel periodo successivo alla sua morte, tuttavia, il bilanciamento dei valori di rango costituzionale che segue la richiesta di accertamento dello status di figlio naturale cambia e «l’esigenza di tutela dei diritti degli eredi e discendenti della donna che ha optato per l’anonimato non può che essere recessiva rispetto a quella del figlio che rivendica il proprio status».
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