La Corte Edu si pronuncia sul caso riguardante il rifiuto delle autorità moldave di consentire alla ONG ricorrente di esporre illustrazioni antidiscriminatorie su pannelli pubblicitari, in quanto raffiguranti alcune categorie sociali vulnerabili (persone con disabilità e rom) in modo giudicato indegno e umiliante. I Giudici di Strasburgo hanno, preliminarmente osservato che il manifesto della ONG ricorrente faceva parte di una campagna contro la discriminazione, che coinvolgeva diverse altre ONG, con l’obiettivo, tra gli altri, della promozione del primo numero verde contro le discriminazioni in Moldavia. La questione centrale, nel caso di specie, era la decisione della ONG ricorrente di illustrare il suo manifesto con vignette satiriche. Sul punto, la Corte ha ribadito che la satira è una forma di espressione artistica e sociale, volutamente provocatoria al fine di contribuire al dibattito pubblico. Le vignette sul poster erano, peraltro, accompagnate da testi di incoraggiamento per le comunità interessate a chiamare il numero verde di assistenza in caso di discriminazione subita, sicché appariva ovvio che l’obiettivo perseguito non era quello di insultare, ridicolizzare o stigmatizzare i gruppi vulnerabili o promuovere insidiosamente l’incitamento all’odio e l’intolleranza; il poster e le vignette rappresentavano, al contrario, un chiaro strumento volto ad attirare l’attenzione del pubblico sugli stereotipi sociali e sulla discriminazione vissuta dalle categorie vulnerabili, nonché ad incoraggiare queste ultime a far valere i propri diritti. La Corte ha, inoltre, osservato che i tribunali nazionali non avevano condotto un controllo efficace, come richiesto dall’art. 10 della Convenzione. L’assenza di motivi rilevanti e sufficienti per l’ingerenza nel diritto della ONG ricorrente alla libertà di espressione ha, così, portato ad escludere che tale interferenza fosse stata necessaria in una società democratica, con conseguente violazione dell’art. 10 (libertà di espressione) della Cedu.
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