La Corte di Strasburgo è stata chiamata a pronunciarsi sul ricorso presentato da una cittadina russa, insegnante scolastica, la quale ha lamentato di essere stata ingiustificatamente licenziata a causa del suo orientamento sessuale in relazione ad alcune foto pubblicate su un social media. A tal riguardo, il licenziamento della ricorrente risulta evidentemente e grossolanamente sproporzionato rispetto allo scopo legittimo perseguito nel caso di specie, ossia la tutela della morale, dal momento che le foto contestate non erano né oscene né sessualmente esplicite. Di conseguenza, la Corte ha ritenuto che il licenziamento della ricorrente abbia costituito un’ingerenza sproporzionata nei suoi diritti ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione. A ciò si aggiunge altresì la violazione dell’articolo 14 della Convenzione poiché la decisione delle autorità nazionali sarebbe stata determinata dalla mancata accettazione della sessualità della ricorrente (in base a quanto traspariva dalle foto), risultando perciò palesemente discriminatoria.
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