La Corte EDU si è pronunciata su un caso di presunti maltrattamenti subiti dal ricorrente, da parte
delle forze dell’ordine ungheresi, mentre veniva scortato ed allontanato verso la Serbia a causa del
suo ingresso illegale in Ungheria. Egli lamentava peraltro l’inadeguatezza delle indagini svolte, in
violazione dell’articolo 3 della Convenzione.
Dopo aver ricordato che, in casi come quello di specie, detta disposizione richiede che sia svolta
un’indagine in grado di condurre all’identificazione e – se del caso – alla punizione dei
responsabili, per accertare la loro responsabilità per i maltrattamenti in questione, la Corte EDU ha
constatato l’assenza assoluta di prove in grado di stabilire o chiarire le circostanze esatte
dell’incidente o di verificare se le lesioni del ricorrente fossero compatibili con la sua versione dei
fatti. In ragione di ciò, la mancanza di indagini sufficientemente efficaci è stata considerata in
contrasto con l’articolo 3 della Convenzione sotto il suo aspetto procedurale. Quanto al suo aspetto
sostanziale la stessa disposizione è stata ritenuta ugualmente violata, ancorché le lesioni fisiche
riportate dal ricorrente sono apparse assolutamente compatibili con l’uso della forza da parte degli
agenti ungheresi. Per la Corte EDU inoltre, e date le circostanze del caso, i maltrattamenti
perpetrati a danno migrante non erano necessari rispetto alla sua condotta e di qui la dichiarata
violazione dell’articolo 3 della Convenzione.