La Corte Costituzionale francese: Giudice elettorale sulla decadenza de plein droit dei parlamentari dell’Assemblea nazionale (Conseil Constitutionnel, sent. n. 2021-25 D, del 7.10.2021)

Nel corso di questa Sezione della Rivista dedicata alle decisioni del Conseil Constitutionnel sono state edite, sino ad oggi, decisioni QPC, relative, cioè, a Questions prioritaires de constitutionnalité; decisioni DC, Contrôle de constitutionnalité des lois ordinaires, lois organiques, des traités, des règlements des Assemblèes; e decisioni L (legge), Déclassement legislatif. Le decisioni del Conseil Constitutionnel, a seconda della natura della procedura e degli effetti della decisione, sono classificate per tipo con sigle differenti. Le suindicate tipologie non esauriscono le diverse possibilità decisionali del Conseil, a quelle dianzi indicate sono da aggiungere le seguenti: LP, Loi du pays de Nouvelle-Calédonie; LOM, Compétences outre-mer; PDR, Élection présidentielle; AN, Élection à l’Assemblée nationale / SEN – Élection au Sènat; L, Déclassement; I, Incompatibilitè; OF, Obligations fiscales; ELEC, Divers élections; FNR, Fins de non-recevoir; REF, Référendum; RIP, Référendum d’initiative partagée; Art. 16, Décisions Avis de l’article 16; ORGA, Décisions intéressant le fonctionnement du Conseil Constitutionnel; AUTR, Autres textes et décisions. Infine, la non frequente decisione D, Déchéance, qui annotata, che inerisce alla competenza attribuita al Conseil constitutionnel di pronunciarsi sulla déchéance d’un parlementaire dont l’inéligibilité se révèle postérieurement à son élection (art. LO 136 del Code électoral). Si tratta di una competenza particolarmente significativa che non attiene al controllo sulla produzione normativa, dunque, del diritto, bensì al regolare svolgimento della vita democratica delle istituzioni. Appartengono a questa categoria anche le suindicate decisioni I, Incompatibilité, relative, cioè, al potere di statuire sulle incompatibilités parlementaires e, ove necessario, sulla démission d’office dell’eletto. Nella fattispecie concreta, si tratta della richiesta del Ministro della Giustizia di decadenza di un membro del Parlamento in conseguenza di una condanna penale definitiva ed irrevocabile. Non vi sarà, tuttavia, «luogo a procedere», ossia statuizione da parte del Conseil in considerazione delle sopravvenute dimissioni presentate dal parlamentare al Presidente dell’Assemblea Nazionale, assoggettate, altresì, a regime di pubblicità nel Journal officiel. Per effetto delle dimissioni, osserva il Conseil, la richiesta di decadenza del Ministro «est devenue sans objet». La decisione, pur nella sua apparente semplicità, evoca uno dei temi fondativi delle istituzioni democratiche: i diritti di elettorato attivo e passivo, tema vasto ed impegnativo che offre all’interprete sempre significativi ed innovativi spunti di riflessione interdisciplinari. A cominciare dall’incerta natura delle pene accessorie della sospensione o decadenza, incandidabilità o ineleggibilità, inerenti all’ufficio pubblico. In una prospettiva afflittiva di simili misure sembrano muovere, in particolare, alcune disposizioni della CEDU (v. artt. 6 e 7), per le quali: «tutte le misure di carattere punitivo afflittivo devono essere soggette alla medesima disciplina della sanzione penale in senso stretto» (così, la nota decisione della nostra Corte Costituzionale, sentenza n. 104 del 2014, in giurcost.org).

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