Sulla revoca della demolizione e nuova valutazione dell’interesse pubblico al mantenimento di manufatti abusivi (Consiglio di Stato, sez. VII, sent. 29 gennaio 2025, n. 711)

Con la sentenza in epigrafe si statuisce che in caso di impugnazione del provvedimento di revoca
dell’ordinanza di demolizione di un’opera abusiva, devono ritenersi sussistenti la legittimazione ad
agire e l’interesse a ricorrere in capo al privato che lamenti non già un potenziale pregiudizio
discendente dalla vicinitas in quanto tale, ma effetti pregiudizievoli connessi al decremento del
valore del proprio bene, in quanto contiguo all’insediamento abusivo, e all’inquinamento acustico
derivante dal tipo di attività organizzate nel sito considerato. In tal caso la valutazione dell’interesse
può essere svolta con maggiore ampiezza, tenuto conto dell’affidamento ingenerato dal
provvedimento demolitorio.
Si statuisce, altresì, che è illegittimo il provvedimento di revoca di ordinanze di demolizione di opere
abusive che sia motivato con la sopravvenuta valutazione del prevalente interesse pubblico al
mantenimento dei manufatti (nella specie, sfociata nella adozione di un piano operativo comunale
che consente il recupero) poiché l’ampia discrezionalità del potere di revoca presuppone la natura a
sua volta discrezionale del provvedimento di primo grado che, nel caso di ordinanza di demolizione
di opere abusive, va esclusa trattandosi di potere vincolato. L’ampia discrezionalità propria dello
jus poenitendi non può surrogare l’assenza di discrezionalità del provvedimento repressivo degli
abusi edilizi e l’accertata abusività degli interventi edilizi impedisce di dare rilevanza agli elementi
sopravvenuti.
Infine, i giudici di Palazzo Spada hanno sentenziato che è illegittima la delibera di approvazione del
piano operativo comunale tematico (POC) che tenda non tanto alla riqualificazione di fabbricati
esistenti, quanto alla sanatoria di opere abusive. Difatti, gli obiettivi del recupero, della
rinaturalizzazione e della valorizzazione dell’area, oltre a dover risultare coerenti con la
pianificazione sovraordinata (nella specie, con il piano strutturale comunale – PSC e con il piano
territoriale di coordinamento provinciale – PTCP), non possono avere ad oggetto insediamenti da
demolire in forza di provvedimenti comunali repressivi degli abusi accertati.

Redazione Autore