La c.d. Space Race ha richiesto grandiosi sforzi sul piano scientifico ed economico. Non meno significativa, però, è stato l’impegno diretto ad approntare una disciplina in grado di regolare l’esplorazione dello spazio extraatmosferico: occorreva infatti confrontarsi con un contesto internazionale, quello della Guerra Fredda, fortemente polarizzato. Eppure, nonostante questi ostacoli, nel 1967 veniva sottoscritto il Trattato sullo spazio extraatmosferico che, ispirato a principi irenistici e solidaristici, ha rappresentato l’architrave del corpus iuris spatialis. Oggi, però, l’immagine di un outer space inteso quale patrimonio comune dell’umanità rischia di appannarsi: da un parte sono sempre più sostenute le spinte a favore dello sfruttamento commerciale delle risorse spaziali, dall’altra i programmi di militarizzazione dello spazio extraatmosferico hanno avuto una impressionante accelerazione. La riposta a queste sfide non può che consistere nella formazione di un nuovo nomos in grado di contenere le spinte verso il nichilismo.
The so-called Space Race required massive scientific and economic efforts. No less significant, however, was the direct commitment to develop the rules for the exploration of outer space: it was indeed necessary to deal with the strongly polarized international context of the Cold War. Yet, despite these obstacles, in 1967 the Outer Space Treaty was signed, which, inspired by irenic and solidarist principles, has been the core of the corpus iuris spatialis. Today, however, the image of an outer space understood as the common heritage of mankind is in danger of fading away. On the one hand, there is increasing support for the commercial exploitation of space resources. On the other hand, the programmes for the militarization of outer space have accelerated dramatically. The response to these challenges can only consist in forming a new nomos capable of containing the drive towards nihilism.