La CEDU sulla libertà di espressione (CEDU, sez. II, sent. 19 novembre 2019, ric. n. 76224/12)

La Corte EDU si pronuncia in tema di libertà di espressione. La causa del richiamo a tale Corte è la partecipazione del richiedente al funerale di un membro di un’organizzazione terroristica. Il richiedente sostiene che per lui è nomale, in quanto politico al tempo dei fatti, aver assistito ai funerali degli abitanti della sua città. Aggiunge inoltre che portando dietro la fotografia del defunto membro del PKK, aveva esercitato il suo diritto alla libertà di espressione senza aver istigato alla violenza. Il governo turco, da parte sua, ritiene legittima l’interferenza della suddetta libertà, in quanto si stava perseguendo il legittimo obiettivo di proteggere la sicurezza nazionale, l’integrità territoriale e la sicurezza pubblica.
La Corte ritiene che la sola partecipazione del richiedente al funerale del membro deceduto del PKK ed il fatto di aver appeso la foto di questa persona sulla sua giacca durante la cerimonia funebre, non possano essere considerati in sé coerenti con un appello alla violenza, alla resistenza armata, all’insurrezione o ad un discorso d’odio.
I Giudici sottolineano come la sentenza della Corte d’assise non ha fornito una sufficiente spiegazione per il richiamato legame tra la fotografia del defunto e slogan, segni e/o bandiere. Concludono affermando che condannando il richiedente dell’accusa di propaganda in favore di un’organizzazione terroristica, le autorità nazionali non hanno effettuato un bilanciamento tra il diritto alla libertà di espressione e gli scopi legittimi perseguiti. Ritengono, dunque, che la misura contestata non corrispondesse ad un’esigenza sociale urgente, in ogni caso non proporzionata agli scopi legittimi perseguiti e di conseguenza non necessaria in una società democratica.

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