Riflessioni su giudizio di buona fede e tutela dell’affidamento: tra regole di diritto privato e regole di diritto pubblico

Giudizio di buona fede, tutela dell’affidamento e diligenza del comportamento, sembrano essere chiamati ad un nuovo e sempre più attivo ruolo nell’esperienza giuridica contemporanea, manifestando la tendenza ad espandersi in nuovi ed inesplorati – o soltanto parzialmente esplorati – spazi, sia quali regole di condotta nell’ambito del diritto privato che in quello del diritto pubblico, sia quali regole di validità degli atti e dei provvedimenti. Strumenti di interpretazione e di protezione degli interessi sempre più significativi, specialmente ove considerati in un più generale fenomeno di «tutela del soggetto debole» e di «abuso del potere». In un simile conteso, la buona fede – anche «principio costituzionale» – è da distinguere dalla diligenza, che assume rilevanza nel giudizio di responsabilità ed in riferimento all’elemento della colpa. Con effetti di qualificazione e «valore di fattispecie» nell’ambito della relazione responsabile tra privati e con la pubblica amministrazione, la buona fede si manifesta quale regola «(super)etica» e di «civiltà europea», integrativa sia dell’attività legislativa che dell’attività amministrativa. In una simile prospettiva, è parso significativo, attraverso l’indagine condotta su alcune fattispecie concrete, soffermarsi sul legame tra creatività dell’interprete, legalità del caso, forza del fatto e postpositivismo.

Judgment of good faith, protection of trust and diligence of behavior, seem to be called to a new and increasingly active role in contemporary juridical experience, manifesting the tendency to expand into new and unexplored – or only partially explored – spaces, both rules of conduct in the field of private law and in that of public law, both as rules of validity of acts and measures. Instruments of interpretation and protection of increasingly significant interests, especially when considered in a more general phenomenon of “protection of the weaker person” and of “abuse of power”. In such a dispute, good faith – even the “constitutional principle” – is to be distinguished from diligence, which becomes relevant in the judgment of responsibility and in reference to the element of guilt. With the effects of qualification and “value of the case” in the context of the responsible relationship between private individuals and the public administration, good faith manifests itself as a “(super) ethical” and “European civilization” rule, integrating both legislative activity that of administrative activity. In such a perspective, it seemed significant, through the investigation conducted on some concrete cases, to dwell on the link between creativity of the interpreter, the legality of the case, the strength of the fact and postpositivism.