La Suprema Corte di Cassazione, dovendo determinare la natura di un rapporto di lavoro e qualificare giuridicamente lo stesso in termini di autonomia o subordinazione della prestazione, ha ritenuto che si dovesse fare riferimento all’etero-organizzazione della prestazione medesima per il discernimento della tipologia giuridica applicabile. Nel caso di specie, un professionista prestava il suo lavoro in uno studio legale, svolgendo attività non in modo autonomo ma seguendo le direttive del titolare, utilizzando la struttura e il materiale di studio e adeguandosi alle esigenze e all’organizzazione determinate da altri. Pertanto, la Corte afferma che “In relazione alla qualificazione come autonome o subordinate delle prestazioni rese da un professionista in uno studio professionale, questa Corte (in una fattispecie relativa ad un consulente fiscale in uno studio legale tributarista) ha precisato che la sussistenza o meno della subordinazione dovesse essere verificata in relazione alla intensità della etero – organizzazione della prestazione, al fine di stabilire se l’organizzazione fosse limitata al coordinamento dell’attività del professionista con quella dello studio, oppure eccedesse le esigenze di coordinamento per dipendere direttamente e continuativamente dall’interesse dello stesso studio, responsabile nei confronti dei clienti di prestazioni assunte come proprie e non della sola assicurazione di prestazioni altrui. (Cass. 3594 del 2011)”.
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