Ne bis in idem: la Suprema Corte ribadisce il criterio dell’idem factum enunciato dalla Consulta (Cass. Pen., sez. III, sent. 7 febbraio – 22 marzo 2023, n. 12005)

Una corretta verifica dei presupposti per l’applicazione del ne bis in idem, come sopra delineati, presupponga, in primis, l’accertamento relativo alla identità del fatto oggetto dei due diversi procedimenti, intesa come coincidenza di tutte le componenti della fattispecie concreta. Si tratta di un accertamento imprescindibile che deve precedere l’ulteriore esame della ricorrenza degli altri presupposti come sopra ricordati. Sul punto, con la sentenza n. 200 del 21/07/2016, la Corte costituzionale, che ha dichiarato illegittimo l’art. 649 c.p.p.nella parte in cui esclude che il fatto sia il medesimo per la sola circostanza che sussiste un concorso formale tra il reato già giudicato con sentenza divenuta irrevocabile e il reato per cui è iniziato il nuovo procedimento penale, ha ridefinito il principio del ne bis in idem processuale. Recependo i principi elaborati dalla giurisprudenza della Corte Edu ha affermato il criterio dell’idem factum, e non della identità tra fattispecie legale. E, ai fini della valutazione della medesimezza del fatto storico oggetto di nuovo giudizio, fatto storico da intendersi nella sua dimensione storico-naturalistica, oggetto di giudicato e quello del nuovo giudizio, ha chiarito che il criterio dell’idem factum non può essere inteso nell’accezione ristretta alla sola condotta (azione od omissione), ma deve abbracciare anche l’evento.

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