Il caso definito dalla Corte EDU ha ad oggetto il ricorso presentato da una giornalista di un quotidiano portoghese, condannata per aver divulgato informazioni coperte dal segreto investigativo e relative ad un’indagine penale su corruzione, accesso illegale e abuso di potere riguardanti ex alti funzionari dei servizi segreti nonché importanti personalità politiche. La ricorrente ha invocato l’articolo 10 della Convenzione, ritenendo violato il suo diritto alla libertà di espressione. La Corte ha ritenuto l’oggetto dell’articolo impugnato di notevole interesse pubblico tanto che l’esistenza dell’indagine penale in questione, i principali sospettati e la natura delle operazioni illecite avevano avuto già una forte risonanza mediatica e, quindi, erano già in parte di dominio pubblico. Altresì, essa ha rilevato che le autorità nazionali non hanno dimostrato come, nelle circostanze del caso di specie, la divulgazione da parte del ricorrente delle informazioni controverse avesse influito negativamente sull’indagine giudiziaria. In ragione di ciò, ha ritenuto che la tutela delle informazioni in ragione della loro segretezza non implica ex se un’ingerenza imperativa e che, in questo caso, la condanna inflitta alla giornalista è stata sproporzionata rispetto al diritto di libertà di espressione ex art- 10 della Convenzione.
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