La CEDU su violazione del diritto alla vita (CEDU, sez. III, sent. 4 febbraio 2020, ric. n. 56120/13)

La Corte Edu si pronuncia sul caso del signor Baysultanov che, nel 2006, aveva subìto presso la propria dimora a Khasavyurt, una violenta operazione della polizia russa, finalizzata ad arrestare il leader militare di un gruppo armato illegale, che si presumeva nascosto presso l’abitazione del ricorrente. Durante l’operazione il signor Baysultanov rimase ferito e sua moglie uccisa.

Il ricorrente – che nel marzo 2007 era stato assolto dall’appartenenza al predetto gruppo armato e condannato ad una pena detentiva di 18 mesi in una colonia correttiva solo per possesso illegale di armi da fuoco (un Kalashnikov ritrovato in casa sua) – aveva denunciato l’accaduto, lamentando in particolare uno sproporzionato uso letale della forza da parte della polizia.

Solo nel giugno 2009 era stato aperto un procedimento penale, indagine chiusa e ripresa più volte fino alla definitiva archiviazione a settembre 2013.
I Giudici di Strasburgo hanno constatato non solo il notevole ritardo nell’apertura di un’indagine penale, avvenuta a giugno 2009, cioè più di due anni e mezzo dopo l’incidente, ma anche le numerose carenze nell’inchiesta: ad esempio, gli investigatori non erano stati in grado di spiegare la contraddizione tra le diverse versioni dell’incidente: la polizia dichiarava che il ricorrente e sua moglie avevano sparato per primi, circostanza negata dal ricorrente; né risultava acclarato con certezza che uno dei due fosse armato.

La Corte ha riscontrato che le autorità nazionali non avevano risposto adeguatamente alle gravi accuse di sproporzionato uso letale della forza, sottolineando che il fallimento dello Stato nel dovere di eseguire un’indagine efficace aveva ingenerato un senso di impunità tra i suoi agenti. I Giudici di Strasburgo colgono l’occasione per ricordare l’importanza di un’indagine conforme ai dettami della Convenzione su un simile uso della forza, fondamentale per preservare la fiducia dei cittadini nell’adesione degli agenti ai principi dello Stato di diritto e per prevenire qualsiasi dubbio di collusione o di tolleranza di atti illeciti.

La Corte Edu ha, così, concluso che, non avendo il Governo dimostrato l’assoluta necessità dell’uso della forza letale e non avendo le autorità interne garantito una efficace inchiesta sull’accaduto, c’era stata una violazione dell’art.2 CEDU sia sotto il profilo sostanziale che procedurale.

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