Reato di diffamazione tra la libertà di espressione e il diritto alla vita privata (CEDU, Sez. I, sent. 24 gennaio 2017, ric. n. 64746/14)

La Corte ha dichiarato inammissibile, in quanto manifestamente infondato, il ricorso con il quale il giornalista Marco Travaglio lamentava la violazione dell’art. 10 CEDU. La Corte ha sottolineato che, benché la stampa giochi un ruolo essenziale in una società democratica, e abbia il dovere di comunicare informazioni e idee su qualsiasi questione di interesse pubblico, i giornalisti sono comunque soggetti a obblighi e responsabilità. La tutela accordata ai giornalisti dall’articolo 10 della Convenzione è infatti subordinata alla condizione che essi agiscano in buona fede, per fornire informazioni accurate e affidabili, in conformità ai principi del giornalismo responsabile, che rinvia principalmente al contenuto raccolto e/o divulgato mediante mezzi giornalistici.
Inoltre, la Corte ha ritenuto che a livello nazionale sia stato raggiunto un giusto equilibrio tra i diritti contrapposti, e che i tribunali nazionali abbiano fornito motivi sufficienti e pertinenti per giustificare la necessità dell’ingerenza nella libertà di espressione del ricorrente con il diritto al rispetto della vita privata.

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