La CEDU su repressione penale degli atti sessuali non consensuali in Francia (CEDU, sez. V, sent. 24 aprile 2025, ric. n. 46949/21 ed altri 2)

La Corte Edu si pronuncia sul ricorso presentato da tre ricorrenti, minorenni all’epoca dei fatti
denunciati, i quali lamentavano l’inefficace protezione garantita dall’ordinamento francese contro
lo stupro, con conseguente mancato rispetto, da parte dello Stato convenuto, degli obblighi positivi
derivanti dagli articoli 3 e 8 della Convenzione, sia dal punto di vista sostanziale che procedurale.
I Giudici di Strasburgo hanno ritenuto che in effetti le autorità inquirenti e i tribunali nazionali non
avessero adeguatamente considerato la condizione di minorenni (13, 14 e 16 anni) e la situazione di
vulnerabilità dei ricorrenti con le connesse capacità di discernimento e di prestare validamente
consenso.
Ricordando che il consenso deve riflettere la libera volontà di avere una specifica relazione sessuale
nel momento in cui interviene, la Corte ritiene che, tenuto conto sia del quadro giuridico allora
vigente che della sua applicazione, lo Stato convenuto sia venuto meno ai propri obblighi positivi,
che imponevano di applicare efficacemente un sistema penale capace di reprimere gli atti sessuali
non consensuali.
Di qui la riconosciuta violazione degli artt. 3 (divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti)
e 8 (diritto al rispetto della vita privata) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo in ognuno
dei tre ricorsi, e violazione dell’art.14 (divieto di discriminazione) in combinato disposto con gli artt.
3 e 8 di cui sopra per il ricorso n. 46949/21, per il quale è stata riconosciuta la “vittimizzazione
secondaria” della minore a causa della sua esposizione da parte delle autorità nazionali a commenti
moralizzanti e colpevolizzanti, veicolanti stereotipi di genere, lesivi della dignità della ricorrente.
La Corte precisa, comunque, che essa non è chiamata a pronunciarsi sulla responsabilità penale degli
autori del reato e che le sue conclusioni non possono quindi essere interpretate come un parere sulla
colpevolezza delle persone coinvolte.

Redazione Autore