La CEDU su un caso di duplice violazione dell’art.3 (CEDU, sez. III, sent. 12 novembre 2019, ric. n. 37735/09)

La Corte Edu si pronuncia sul caso di una giovane cittadina russa, che aveva lamentato diverse violazioni della Convenzione conseguenti al grave trauma subito a causa del violento arresto del padre, a cui aveva assistito all’età di nove anni.
La Corte, avendo ritenuto credibili le accuse della ricorrente, confermate anche da alcuni testimoni, ha, innanzitutto, stigmatizzato l’operato delle autorità interne, la cui unica risposta a tali denunce era consistita in verifiche preliminari superficiali ed inefficaci, rifiutando di procedere all’apertura di un procedimento penale ed all’avvio di una seria indagine sul caso.

D’altra parte, le forze dell’ordine, che sapevano o comunque avrebbero dovuto sapere della presenza in loco della ricorrente al momento dell’operazione contro il padre, non avevano in alcun modo tenuto conto degli interessi della minore al momento della pianificazione ed esecuzione dell’operazione medesima, esponendola ad una scena di violenza che le aveva procurato grave turbamento, tanto che per anni dopo l’arresto la stessa aveva sofferto di un disturbo neurologico e psichico post-traumatico.

I Giudici di Strasburgo hanno, pertanto, ritenuto integrate due violazioni dell’art.3 Cedu: da un lato, per l’inadempimento da parte delle autorità russe dell’obbligo positivo di prevenire qualsiasi maltrattamento ai sensi della norma citata, conseguente all’aver consentito che la ricorrente assistesse a un episodio di tale violenza; dall’altro lato, la violazione dell’obbligo che lo stesso art.3 incardina in capo allo Stato di indagare efficacemente su accuse credibili di violenza commessa da agenti di polizia, conseguente all’aver omesso l’avvio di un’indagine efficace sull’incidente del 31 maggio 2008 da cui la causa stessa è originata.

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