La CEDU sul diritto alla libertà e alla sicurezza (CEDU, sez. I, sent. 5 settembre 2019, ric. n. 20983/12)

Con la pronuncia sul diritto alla libertà e alla sicurezza – e, più nello specifico, sul diritto del detenuto di presentare ricorso al tribunale per far valutare la legittimità della detenzione -, la Corte EDU sottolinea come l’esame richiesto dall’interessato debba poter condurre, in breve tempo, ad una decisione giudiziaria che ponga fine alla detenzione se risulta illegale. I giudici affermano come l’articolo 5, comma 4 della Convenzione, debba essere interpretato in modo tale che i diritti in esso incorporati non siano teorici ed illusori, ma, al contrario, concreti ed efficaci. Nel caso in esame la Corte, riscontrando la mancanza di garanzie fondamentali per un equo processo – e , ricordando anche come, la rinuncia a difendersi non possa essere dedotta dalla mera qualità di “latitante”, basata solo su una presunzione – , dichiara la violazione del suddetto articolo, in quanto le procedure messe in atto dalla giurisdizione italiana non hanno garantito a pieno i diritti dell’interessato.

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