La CEDU su detenzione preventiva e condanna postuma (CEDU, sez. III, sent. 27 agosto 2019, ric. nn. 32631/09, 53799/12)


La Corte Edu si pronuncia sul caso di Sergei Magnitskiy, revisore dei conti accusato di evasione fiscale, deceduto durante la detenzione preventiva in carcere e condannato per il suddetto reato successivamente alla sua morte.
La Corte pur riconoscendo l’esistenza di ragionevoli motivi a fondamento dell’accusa di evasione fiscale nei confronti del signor Magnitskiy, ha tuttavia escluso che tali sospetti potessero giustificarne la detenzione preventiva in carcere per più di un anno; né le autorità nazionali avevano fornito ragioni sufficienti a fondamento di una così lunga detenzione, avvenuta, peraltro, in condizioni degradanti per il sovraffollamento delle celle di reclusione e per i maltrattamenti ivi subiti dal ricorrente, che da subito aveva altresì lamentato gravi problemi di salute.
I giudici di Strasburgo hanno riscontrato, in particolare, l’inadeguatezza delle cure mediche fornite al sig. Magnitskiy in carcere, che ne aveva determinato la morte, stigmatizzando anche l’assenza di una efficace indagine successiva a tale evento.
Infine, il procedimento per la condanna del ricorrente successivamente alla sua morte è stato giudicato intrinsecamente ingiusto ed illegittimo.
La Corte Edu ha così dichiarato, all’unanimità, che vi è stata: una violazione sostanziale e procedurale dell’art. 2 (diritto alla vita); una violazione dell’art. 3 (divieto di maltrattamenti) a causa delle condizioni di detenzione del sig. Magnitskiy e per i maltrattamenti subiti da parte delle guardie carcerarie e della mancanza di una indagine efficace su tale questione; una violazione dell’art. 5 § 3 (diritto alla libertà e alla sicurezza) a causa della lunga durata della sua detenzione; una violazione dell’articolo 6 §§ 1 e 2 (diritto a un giusto processo e presunzione di innocenza) a causa del procedimento e della condanna postumi.

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