Corti e diritti, in tempi di crisi

Sommario: 1. L’attivismo delle Corti europee e la sua incidenza sul ruolo delle Corti nazionali, con specifico riguardo a quello della nostra Corte costituzionale (in particolare, il superamento del giudicato di diritto interno, anche costituzionale, per effetto di sopravvenienti e con esso contrastanti verdetti dei giudici sopranazionali). – 2. Il tasso assai elevato di carenza di “democraticità” dell’ordinamento, il problema
cruciale della “democratizzazione” della struttura dei processi, sia costituzionali che ordinari (in particolare, l’annosa, irrisolta questione dell’apertura del contraddittorio), la parimenti insoddisfatta istanza per uno stabile ed uniforme utilizzo delle tecniche decisorie. – 3. Quali i “contropoteri” oggi delle Corti? L’immagine deformante del sistema, anche nelle sue proiezioni interordinamentali, che ne vede il vertice costituito da una sola Corte che, in sovrana solitudine, tutti potenzialmente controlla e da nessuno è controllata, e la sua sostituzione con altra immagine, congrua rispetto alle esigenze di un ordine autenticamente “intercostituzionale”, secondo cui il vertice stesso è simultaneamente occupato da più Corti che su basi paritarie si confrontano e reciprocamente sostengono, concorrendo l’una al rinnovamento delle altre, al servizio dei diritti. – 4. “Poteri” e “contropoteri” in situazioni di crisi economico-finanziaria: la diversa sensibilità e i parimenti divergenti orientamenti della Corte costituzionale e delle Corti europee. – 5. Cittadini e stranieri davanti alle Corti: quali speranze di tutela della dignità della persona umana nello stato di crisi?