È negazionismo, non revisionismo: verità della memoria e memoria della verità in Cass. pen., sez. I, 19 novembre 2021 (dep. 3 febbraio 2022), n. 3808

La sentenza in commento, emessa in fattispecie relativa alla diffusione di volantini antisemiti, definisce il perimetro applicativo della c.d. aggravante di negazionismo, ratione temporis prevista dall’art. 3, co. 3-bis, l. 654/1975.Dopo aver puntualizzato che la propaganda svolta dall’imputato non ha natura revisionista, ma negazionista, la Cassazione ritiene che nessuna valenza scriminante possa riconoscersi alla libertà di espressione, in quanto, come ha più volte evidenziato la Corte europea dei diritti dell’uomo, la Shoah è un fatto storico chiaramente stabilito. Inoltre, la realizzazione delle condotte in occasione del 27 gennaio, Giorno della Memoria in base alla l. n. 211/2000, conferma la sussistenza dell’elemento psicologico che sorregge il reato.Le argomentazioni contenute nella pronuncia pongono rilevanti interrogativi. Quale ruolo assumono verità e memoria storica, tradizionalmente considerate dalla dottrina inidonee a costituire beni giuridici meritevoli di tutela penale? E soprattutto, quid iuris in caso di fatti storici non chiaramente stabiliti?

The judgment under comment, issued in a case concerning the distribution of anti-Semitic leaflets, defines the scope of application of the so-called aggravating circumstance of negationism, ratione temporis provided for by Article 3, paragraph 3-bis, Law 654/1975.After pointing out that the propaganda carried out by the defendant was essentially not revisionist but denialist, the Court of Cassation held that freedom of expression could not be considered a ground for prosecution since, as the European Court of Human Rights has repeatedly pointed out, the Shoah is a clearly established historical fact. Moreover, the fact that the conduct took place on 27 January, the Holocaust Memorial Day under Law 211/2000, confirms the existence of the psychological element underlying the offence.The arguments contained in the judgment raise important questions. What is the role of truth and historical memory, traditionally considered by the doctrine as unsuitable to constitute legal goods worthy of criminal protection? And above all, quid iuris in case of historical facts not clearly established?