Il confine fra schiavitù e tratta e la perseguibilità di quest’ultima fattispecie dinanzi alla Corte penale internazionale

Il presente saggio mira a chiarire quale sia la corretta interpretazione della definizione di schiavitù contenuta nella Convenzione sulla schiavitù del 1926, condotta anche alla luce delle Bellagio-Harvard Guidelines, al fine di comprendere se sia possibile applicarla, ricorrendone i requisiti, anche alle vittime di tratta in modo da rafforzarne la tutela. Sulla base del fatto che tra trafficante e trafficato si instaura un rapporto di asservimento e grave sfruttamento tale da privare la vittima della dignità e della libertà personale, aspetti questi tipici del rapporto schiavista, si cercherà di comprendere, attraverso l’analisi della normativa e della giurisprudenza internazionale, se è possibile identificare nella tratta di esseri umani le caratteristiche del ben più antico istituto della schiavitù, inquadrandola essa stessa come slavery o “practices similar to slavery”, oppure se ritenerla una fattispecie autonoma e in particolare una modalità attraverso la quale si realizza la successiva riduzione in schiavitù. Da questa analisi possono derivare conseguenze importanti sul piano del diritto internazionale sia per responsabilizzare gli Stati che spesso non tutelano con strumenti adeguati queste gravi violazioni dei diritti umani, sia per consentire di perseguire, in sede penale, i soggetti coinvolti nella tratta per violazione delle disposizioni contenute nelle Convenzioni delle Nazioni Unite, nella legislazione europea e nazionale e nello statuto della Corte Penale Internazionale (CPI). La tratta, infatti, pur essendo stata riconosciuta come una grave forma di violazione dei diritti umani in diverse decisioni da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, non è stata mai perseguita come crimine dinnanzi alla Corte penale internazionale. Al riguardo, dopo aver analizzato e cercato di superare le preclusioni di natura procedimentale all’esercizio della competenza in materia di tratta in capo alla CPI, ci si soffermerà in particolare sulle prospettive circa l’apertura formale di un’inchiesta dinanzi alla stessa Corte per i crimini aberranti di cui sono vittima quotidianamente i migranti trafficati in Libia.

This essay aims to clarify the correct interpretation of the definition of slavery contained in 1926 Convention on slavery in order to understand whether, also in the light of Bellagio-Harvard Guidelines, it is possible to apply it also to victims of trafficking in human being to strengthen their protection. On the basis of the fact that a relationship of enslavement and serious exploitation is established between trafficker and trafficked person such as to deprive the victim of dignity and personal freedom, we will try to understand, by analyzing the international legislation and jurisprudence, if it is possible to identify in human trafficking the characteristics of the much older institution of slavery, framing it as slavery or “practices similar to slavery or whether to consider it an autonomous crime and, in particular, a modality through which the subsequent reduction into slavery is achieved. From this analysis, important consequences can derive both to give responsibility to States that often do not protect these serious violations of human rights with adequate instruments and to allow the subjects involved in trafficking to be prosecuted in criminal proceedings for violation of the provisions contained in the United Nations Conventions, in European and national legislation and in the statute of the International Criminal Court (ICC). Trafficking in human being, in fact, despite having been recognized as a serious form of violation of human rights in various decisions by the European Court of Human Rights, has never been prosecuted as a crime before the International Criminal Court. In this regard, after having analyzed and tried to overcome the procedural foreclosures on the exercise of competence in the field of trafficking by the ICC, we will focus in particular on the prospects for the formal opening of an investigation before the same Court for the aberrant crimes that migrants trafficked in Libya are victims of, every day.