I limiti al diritto alla vita: la corte canadese e il dialogo con Strasburgo

La Corte suprema canadese è uno dei «most progressive constitutional judges worldwide» e, quale appartenente alla Commonwealth practice, giudice profondamente ispirato alla «permeability between jurisprudences». Tra i Documenti sovranazionali ed internazionali, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo ha svolto ruolo cruciale di ispirazione e, con essa, profonda influenza è derivata dall’elaborazione giurisprudenziale del giudice di Strasburgo. Ai fini della ricostruzione di questo processo di influenza reciproca, lo studio tenta una comparazione tra le modalità di utilizzo, da parte della Corte suprema del Canada e della Corte di Strasburgo, di quelle clausole generali volte a bilanciare non solo i diritti individuali con il generale interesse della collettività, bensì anche più diritti suscettibili di entrare in conflitto. In un ambito eticamente sensibile – quale quello del suicidio medicalmente assistito – la Corte canadese mostra invece il suo spiccato attivismo, ben cosciente del ruolo che la sua giurisprudenza riveste oggi nell’arena internazionale e nel dibattito globale sulla tutela dei diritti umani. L’interpretazione data alla sect. 7 della Carta canadese potrà forse dare nuovo slancio ai giudici di Strasburgo, al fine di individuare non solo quei principi conformi ai valori di una democrazia liberale contemporanea, ma anche quelle interpretazioni capaci di assecondare l’evoluzione e le aspirazioni delle società odierne.

The Canadian Supreme Court is one of the «most progressive constitutional judges worldwide» and, within the Commonwealth practice, a Court strongly inspired by the «permeability between jurisprudences».A crucial role is played by the European Convention of Human Rights and, consequently, by the European Court of Strasbourg. The paper aims at analyzing the relation as well as the dialogue between the Canadian Supreme Court and the European Court in such a complex matter, as the physician-assisted death. As to this issue, the Canadian Supreme Court – through an interesting interpretation of Sec. 7 of the Charter of rights – recently sent a powerful message heard around the world and perhaps will influence the European Court of Human Rights. Such a dialogical relation will help the European Court to become more self-aware and aware of the direction that its own jurisprudence is taking, within the context of a liberal democracy.