Assecondando il ruolo di «custode» delle disposizioni di vertice dell’ordinamento nazionale, la Corte costituzionale ha spesso contribuito con la propria giurisprudenza a giustificare alcuni taciti adeguamenti del contenuto della Carta al mutato assetto ordinamentale; ciò essa ha fatto specialmente nel campo dei rapporti economici, nel tentativo di rimodulare costantemente, al mutare del contesto ordinamentale, il delicato bilanciamento tra i principi afferenti la crescita e lo sviluppo e altri valori fondamentali e meritevoli di tutela, che nel tempo ha visto in parte mutare il «peso» e il ruolo assegnato a ciascuno di essi. Questo fenomeno, riscontrabile sin da tempi meno recenti – si pensi all’affermazione della riserva di legge per le limitazioni imposte all’iniziativa economica – è tuttavia divenuto ancor più evidente a partire dalla fine del Novecento, in coincidenza con la crescente integrazione europea e sovranazionale del nostro ordinamento costituzionale.
Ciò è tendenzialmente vero, ad esempio, nell’interpretazione dell’art. 41 Cost., ove il limite negativo alla libera iniziativa imprenditoriale costituito dall’utilità sociale viene oggi prevalentemente riempito di significato economico; non sono peraltro mancati casi di rilievo in cui nel bilanciamento sono prevalse invece istanze sociali, segno di un reciproco arricchimento fra l’ordinamento costituzionale e quello europeo, in cui se è vero che il primo si è aperto alle logiche della concorrenza, il secondo ha a sua volta gradualmente accolto esigenze di tutela rispondenti a valori, interessi e diritti ulteriori.
Analogo scarto rispetto all’esegesi tradizionale può registrarsi rispetto alla norma di cui all’art. 47 Cost., ove nell’endiadi risparmio-credito, a fronte di una originaria tutela incentrata sul valore sociale del risparmio, sembra invece oggi prevalere la protezione del credito, inteso secondo una visione che privilegia la competitività e l’adeguamento agli standard europei in materia di liberalizzazione; analogamente però, sembrano riemergere anche in questo campo sempre più forti istanze per una finanza etica che tuteli anche i risparmiatori e/o gli operatori meno accorti.
La Corte costituzionale, dunque, specialmente in tempi come quelli attuali di crisi della legge, sembra divenire oggi l’attrice principale a cui è affidata l’individuazione del delicato equilibrio tra intervento pubblico con finalità sociale e iniziativa imprenditoriale in funzione di sviluppo e competitività.
As the «guardian of the Constitution», the Constitutional Court has often helped to justify some Constitution’s tacit adjustments so as to match the changes in legal and social order; this process has most of all concerned the Constitutional principles regarding economic relations, in the effort to constantly re-arrange the crucial balancing between, on one hand, economic growth and development, and on the other hand, other fundamental values which deserve protection at the same time.
This situation, which has existed for a long time – let’s take as an example the tacit application of the rule of law to the economic initiative limits – has definitely become clear in the last decades of the 20th century, in coincidence with the further development of European integration process.
This has been true, for instance, in the interpretation of art. 41 Cost., where the negative limit of social utility has recently been filled with economic meaning; there have also been other relevant cases in which the balance has privileged social demands, in order to prove that the relationships between internal and European law are of mutual osmosis and enrichment.
A similar evolution has regarded art. 47 Cost., where the traditional (public) meaning reserved to the protection of saving seems today to recede in front of competitiveness requirements and needed adjustment to European liberalization standards; in this same field, however, new instances for more ethical finance are strongly emerging in recent times.
To the Constitutional Court, also considering the actual crisis of the legislative tool, is therefore given the role to identify the best balance between public intervention with social purposes and entrepreneurship as a driving force for development.